
Oggi volevo essere silenziosa, ma già immaginavo che poi non ci sarei riuscita completamente. Quando nelle correnti esoteriche si parla di silenzio ci si riferisce al non poter diffondere tali conoscenze in quanto non tutti sono in grado di comprendere o più precisamente sono ‘pronti per comprendere’.
Questo mi riguarda particolarmente, fino a due anni fa non ero pronta a ‘capire’ o a ‘comprendere’ e sto ancora sulla strada della comprensione; a volte mi sembra di tornare indietro, ma è solo apparenza, in realtà procedo, lentamente, con difficoltà, ma procedo.
Volevo analizzare la parola silenzio che ha differenti significati e detti:
Il silenzio è d’oro
Il silenzio vale più di mille parole
e tanti altri.
Parto dal significato della parola in latino e greco. Il termine “silenzio” deriva dal latino silentium, derivazione di silēre, che significa “tacere, non far rumore”. Da Cicerone a Seneca si afferma che un bravo oratore non solo deve saper parlare in modo persuasivo, ma anche saper tacere al momento giusto. Ecco alcune frasi sul silenzio dal latino (https://frasissime.com/frasi-silenzio-latino/ )
Alium silere quod voles, primus sile.
Se vuoi che l’altro non parli, stai zitto per primo.
Semper deterior vehiculi rota perstrepit.
È sempre la ruota più malmessa del carro che fa rumore.
Tacent, satis laudant.
Il silenzio è spesso la miglior risposta.
Dal greco σιωπάω (siopào) taccio, sto zitto, faccio silenzio e σιωπή, -ἠ (siopè, -è). – come avverbio – in silenzio, tacitamente, segretamente.
Arpocrate (in greco antico: Ἃρποκράτης, -ους, Arpokrátes, in latino: Harpŏcrătēs, -is) è una divinità egizia appartenente alla religione dell’antico Egitto, corrispondente all’antichissimo dio Hor pa khred, ossia Horus il fanciullo e che identificava il figlio di Iside ed Osiride. Era anche la forma sincretica del dio Horo, del quale incarnava l’aspetto di figlio di due divinità.
Altro elemento tipico di Arpocrate era la sua testa completamente rasata, ad eccezione di una treccia che gli ricadeva sul suo lato destro. La sua statua si trovava all’ingresso di quasi tutti i templi, per indicare che in quel luogo si onoravano gli Dei col silenzio, ovvero, secondo Plutarco, gli uomini che avevano una imperfetta cognizione della Divinità non dovevano parlarne che con rispetto. Gli antichi portavano spesso scolpita nei loro sigilli una figura d’Arpocrate, ad indicare che il segreto delle lettere andava conservato fedelmente.(da https://it.wikipedia.org/wiki/Arpocrate)
Il silenzio è d’oro…. vi ricorda qualcosa?
In effetti la trasmutazione alchemica dal vile metallo in oro ci ricorda che il ‘silenzio’ è una parte di questo percorso.
Una immagine che indica il silenzio è un dito sulle labbra e su questo ci sarebbe da approfondire

Nei Tarocchi due carte ci rimandano al silenzio L’Eremita che cerca silenziosamente e La Papessa o Giunone silenziosa

da https://it.wikipedia.org/wiki/L%27Eremita ‘Un vecchio saggio, con una lunga barba bianca in un ambiente buio e senza stelle (né sole) sorreggendosi ad un bastone o a una canna.
In analogia all’archetipo del vecchio saggio, e quindi colui che possiede la conoscenza del passato ed il compito del tramandarlo, colui che intraprende un percorso lento, la figura della carta ne mantiene tutti gli elementi: la postura gobba, il bastone, una piccola lanterna. Si appoggia a un nodoso bastone, col quale capta le energie istintive dell’universo, che sa di dover sottomettere e controllare perché non divengano distruttive.
L’ambiente buio indica che l’Eremita è colui che si è distaccato dai comuni riferimenti (luoghi comuni mai realmente compresi-analizzati dai più ma comunemente considerate “verità” di riferimento). Mentre l’uomo comune ha vie rischiarate dai “neon pubblicitari” delle convenzioni, l’Eremita, distaccatosi da questo, procede (osserva e ricerca) indipendentemente alla ricerca della “vera luce” della Conoscenza (attraverso il proprio esperire). Tale “processo-percorso” di ricerca viene “assolto”, o accompagnato, dalla “fiamma-fuoco” della “lanterna” che indica la Simbiosi della Fiamma-Fuoco Primordiale con il genere umano. Questa è tenuta nella mano “destra”, parte governata dal cervello sinistro, che indica una continua ed attenta analisi consapevole ad ogni passo.
È la fiamma della lanterna che permette di illuminare e di mettere a fuoco e ciò dice delle capacità dell’Attenzione da dirigere per illuminare e da mettere a fuoco per comprendere. In alcune rappresentazioni l’Eremita protegge la fiamma con un lembo del suo mantello, come a dire che quel sapere va coltivato e protetto, così come vanno protetti coloro che non sono pronti ad accoglierlo. L’Eremita è avvolto da un mantello al fine di non “disperdere” senza motivo la “luce interiore” (del Cuore-Anima) che egli già ha. Luce interiore (che fa diretto riferimento all’Anima) che “gli altri” comunque non potrebbero comprendere e “mal giudicherebbero”.
Tale mantello, con l’ambiente buio indica anche del procedere solitario dell’Eremita che si è isolato dagli altri, dai luoghi comuni e dalla cosiddetta normalità.
Nella mano sinistra regge un “bastone” ed indica la capacità di “tastare” il terreno attraverso l’esperire … e attraverso (anche) l’esperienza (memorie ed intuizione interiore ma anche Coscienza degli esperito) acquisito lungo il percorso (evolutivo) già acquisito.
Per ultimo ma certamente non per ordine rivelativo vi è la posizione in piedi dell’Eremita. Tale posizione eretta indica uno stato attivo di osservazione e ricerca.
Nulla indica invece se l’Eremita stia camminando o sia fermo.’
da https://www.tarocchionline.eu/eremita.html ‘La carta è scarna ma piena di simboli esoterici. La stella a sei punte che si nota all’interno della lanterna, la stella di Davide, noto simbolo dell’ebraismo. E’ la stella che illumina la strada di questo personaggio. La stella, come tutti sanno, è formata da due triangoli sovrapposti e ruotati di 90°. Il triangolo che sta sopra, quello maschile, rappresenta l’elemento fuoco, quello sotto, femminile, è la rappresentazione dell’acqua.
L’Eremita, nel panorama, percorre le stesse strade del Matto. Anche lui su una montagna con uno sfondo di altre montagne innevate. Il Matto, l’eterno bambino che vuol fare il salto e lasciare i monti alla ricerca del suo percorso. L’Eremita, che il cammino lo ha già intrapreso e ne è a metà, sta bene dov’è. La saggezza acquisita nel percorso gli consente di rimanere da solo senza soffrire di solitudine.
Un ulteriore parallelismo tra l’Eremita ed un’altra carta degli Arcani Maggiori è con gli Amanti. La stella a sei punte e la carta numero VI. Questa carta pone di fronte ad una scelta, se ricordate, e l’Eremita è la scelta fatta, il risultato. In una stesa riguardante l’amore, quando esce l’Eremita il consultante è invitato a restare da solo, a guardarsi dentro. Deve avere la forza di metabolizzare che un’altra relazione è lontana o se ne verrà un’altra potrebbe essere con un uomo più maturo, più saggio di quello che si è lasciato alle spalle.
Torniamo alla descrizione generica del significato dell’Eremita. Lui ha fatto la scelta di isolarsi, di ritirarsi dal mondo per contemplare la propria esistenza, di non voler essere distratto dal momento che sta vivendo. L’obiettivo è cercare di far tesoro dell’esperienza accumulata nel corso degli avvenimenti della sua vita. In questo modo, e solo in questo, riesce ad accedere al suo “io”, riesce a dare un senso compiuto alla sua esistenza.
Non teme la solitudine perché ha fatto tesoro di quello che la vita gli ha trasmesso. L’uscita di questa carta mette a disagio chi invece ha paura di restare solo, del silenzio che questo stato comporta, del doversi guardare dentro per scoprire se stessi in relazione agli altri. Sfuggono quell’inconscia consapevolezza di dover stare lì, di non dover fare nulla, come anche nella carta della Papessa si trova monito.
L’Eremita trasmette la verità interiore. Può essere interpretato in due modi. Da una parte lo possiamo identificare come se fossimo noi stessi e ricercare l’illuminazione dentro di noi. Dall’altra può essere il guru, la guida spirituale alla scoperta di noi stessi. Carta numero IX, come il segno zodiacale della Vergine, che la carta rappresenta. L’elemento è la terra. Le parole chiave sono isolamento, solitudine, vivere con se stessi, introversione, riservatezza, saggezza e maturità’

da http://septemliterary.altervista.org/i-tarocchi-la-papessa-o-giunone-silenziosa/
‘La Papessa o Giunone Silenziosa e ieratica, la Papessa rappresenta la sacerdotessa del mistero ovvero la conoscenza al femminile, rispettata e assecondata nei tempi più antichi come la via dell’intuito e del cuore, prima che la religione e la cultura virassero verso una ricerca più attiva, mascolina, improntata alla ragione e non più alla veggenza e al segreto.
Sotto il suo manto porpora e azzurro, i colori della spiritualità e della saggezza, si cela, dunque, l’immagine della Grande Madre cosmica, la Terra, conosciuta e adorata dagli antichi culti sotto il nome di Iside, Diana, Ishtar, Sequana. La Papessa, simbolicamente collegata alla Luna che regola l’emotività e la veggenza, è la signora dei saperi notturni, iniziatici e, per questo, preclusi alla maggioranza. Per sollevare il velo che le incornicia il volto, ben rappresentato nell’immagine dal drappo che le sta intorno alla testa, occorre percorrere un lungo e sofferto cammino interiore, attraverso un apprendimento che non deriva dai libri o dall’approccio razionale alla verità, ma dal diretto contatto con le forze segrete dell’inconscio, rinvigorite attraverso il rito. Il libro che la Papessa tiene sulle ginocchia non è, dunque, un libro da penetrare attraverso l’intelletto, ma da assimilare esclusivamente con il cuore.
Per conoscere a fondo le cose, ribadisce l’immagine, non è sufficiente la mente, la via razionale, attiva, maschile, ma è necessario intraprendere e sperimentare anche quella femminile, notturna, intuitiva, repressa e misconosciuta nonché punita perfino con il rogo durante i duri secoli della lotta al potere femminile.
La sacerdotessa custode della verità siede all’ingresso del Tempio di Salomone ovvero il tempio massonico dove avviene la trasformazione interiore a opera del rito e del confronto con le idee altrui. A rivelarlo, oltre alle due colonne, Jakin e Boaz, che sono nascoste dalla figura, rispettivamente emblemi dell’elemento Fuoco e dell’elemento Acqua, interviene anche la contrapposizione dei colori nelle sue vesti, dove il rosso, il maschile, l’attivo, lo yang, deve mescolarsi al verde, il femminile, il ricettivo, lo yin, al fine di raggiungere la completezza attraverso la coincidenza degli opposti.’
In noi quindi è necessaria una trasformazione silenziosa attraverso sia l’elemento femminile che maschile per diventare ‘oro’.
Buon viaggio!